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Sergio Ragalzi. Insetti | |||||||||||
INAUGURAZIONE: giovedì 19 settembre 2024 ore 18 DURATA: dal 19 settembre al 26 ottobre 2024 La galleria Biasutti & Biasutti presenta una mostra dedicata a Sergio Ragalzi (Torino, 1951 – 2024). Un omaggio all’artista, recentemente scomparso, protagonista della scena torinese e non solo, la cui ricerca si è focalizzata da sempre sull’uomo, sul senso di smarrimento che accompagna l’evolversi della specie e su una analisi delle radici dell’esistenza. Il titolo della mostra, Insetti, rimanda all’omonimo ciclo di dipinti realizzati a partire dalla fine degli anni Ottanta, quale tappa evocativa del noto racconto di Franz Kafka sulla metamorfosi. Spiegava Ragalzi in una recente intervista: “Lavoro da sempre sull’uomo, ho sondato tutte le possibilità di bombardamento e condizionamento dentro e fuori da noi: siamo soggetti a eventualità imprevedibili e proprio come il Gregor Samsa di Kafka rischiamo di svegliarci una mattina nel corpo di un insetto”[1]. Attraverso questo procedimento kafkiano all’arte, Ragalzi sembra liberare questa ansia irrazionale, definendo il suo “lavoro interiore ed esistenziale formato da due componenti: una materica e l’altra figurale, non figurativa, ma di elementi corporali identificati con il malessere dell’esistenza”[2]. Ecco che il turbamento dell’artista trova sfogo nelle grandi tele, esposte negli spazi della galleria. Eserciti d’insetti, “temibili e […] fastidiosi” [3], metafora dei limiti e della finitudine dell’uomo, si muovono occupando tutto lo spazio possibile, in sequenze dai ritmi serrati e martellanti, come marchiature, quasi un codice, un alfabeto insettiforme. “Con gli insetti ho iniziato a creare questa pittura timbrica, ripetitiva e ossessiva”[4], dichiarava Ragalzi nel colloquio con Trini, un’esatta riproduzione iconografica, nuove forme di vita ibrida rappresentate dall’alto, in un formato che le rende speculari e moltiplicabili, stampigliate eppure dipinte a mano. Quello di Ragalzi è un linguaggio originale e sapiente, la cui forza comunicativa è sostanziata dalla costante presenza del “nero”, profondo, totale, dirompente, “un non colore”, sosteneva, che “crea delle vibrazioni sulla superficie”[5], che include ed esclude, che è buio e luce. Le forme allineate, immobili e senza tempo, prendono vita, agitate dall’uso di un oro brillante o di un rosso acceso o più spesso dal predominante bianco. Una visione profonda e consapevole, talvolta scomoda, che non ha mai seguito le leggi del mercato o l’estetica della contemporaneità, ma con una capacità di sogno, seppur cupo e doloroso, di racchiudere nelle sue tele affaticate le tracce e i segni della storia. Fino al 26 ottobre 2024.
[1] Mugnaini A., Sergio Ragalzi. Neronatura, Milano, Prearo Editore, 2023, p. 22 [2] In Arte Contemporanea, Anno 5 Numero 25, novembre-dicembre 2010, intervista di R. Anselmi a S. Ragalzi [3] Tommaso Trini, Colloquio in studio con Tommaso Trini, in Sergio Ragalzi. Neronatura, Prearo Editore, Milano, 2023, p. 25 [4] Ibid. [5] Ibid.
SEDE: Galleria Biasutti & Biasutti, Via Bonafous, 7/L – 10123 Torino | |||||||||||