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LE POETICHE DELL’ASTRATTISMO E DELL’INFORMALE ITALIANO 

INAUGURAZIONE: venerdì 19 ottobre 2018 ore 18       

DURATA: dal 19 ottobre 2018  al 19 gennaio 2019

La Galleria Biasutti & Biasutti presenta nelle proprie sale espositive una mostra dedicata ad alcuni artisti italiani che nel secondo dopoguerra hanno condiviso le poetiche dell’astrattismo e dell’informale, segnico e gestuale, interpretandole secondo un proprio inconfondibile linguaggio. Storia e date che aprono e chiudono periodi: gli anni cinquanta, sessanta, settanta. Artisti di varie generazioni che si sono misurati con vibrazioni interne, segreti, aspirazioni e paure per portare alla luce la propria anima. Giuseppe Capogrossi (Roma 1900 – 1972) è presente con un inchiostro su carta con le sue “forchette” del 1951. Antonio Corpora (Tunisi 1909 – Roma 2004), Roberto Crippa (Monza 1921 – Bresso, Milano, 1972) e Mario Nigro (Pistoia 1917 – Livorno 1992) operano attraverso un linguaggio astratto che per il primo di questi è “concreto” per gli altri due “geometrico”. Luigi Spazzapan (Gradisca d'Isonzo, Gorizia, 1889 – Torino 1958), con Palude del 1956, rappresenta una parentesi a sé. La sua formazione si compì attraverso alcuni viaggi che iniziò, da giovane, nei più importanti centri della cultura del tempo, da Vienna a Monaco, che gli consentirono di sviluppare la propria formazione assimilando diversi stili compreso l’astrattismo. L’opera di Pinot Gallizio (Alba, Cuneo, 1902 – 1964) si sviluppa su di una superficie fatta di tempera, olio, pigmenti e sabbia. Datata 1959, essa costituisce il fascino della libertà creativa aperta alle sperimentazioni pittoriche. L’informalità di Emilio Vedova (Venezia 1919 – 2006), con Manifesto del 1955 e Ciclo del 1962/63, si sintetizza in linee forti, di grande dinamismo che rompono ogni sorta di equilibrio convenzionale. Nell’opera di Gastone Novelli (Vienna 1925 – Milano 1968), del 1959, appare evidente come l’uso dei bianchi su di un supporto abbia la funzione di luogo fisico dove materia, gesto e segno rappresentano la sua scrittura poetica. Il bianco, il non colore, è lo sfondo dove Piero Ruggeri dipinge Iridescenze nel 1975, una grande tela sulla quale si susseguono segni rossi, verdi e gialli. L’intensità emotiva di Afro (Udine 1912 – Zurigo 1976), le linee forti di Piero Dorazio (Roma 1927 – Perugia 2005), le superfici rotte e sovrapposte di Agenore Fabbri (Quarrata, Pistoia, 1911 – Savona 1998), il gestualismo materico che ritorna alla forma di Mattia Moreni (Pavia 1920 – Brisighella, Ravenna, 1999) con Immagine quasi travolta del 1960, le tramature di Emilio Scanavino (Genova 1922 – Milano 1986) e i cangianti di Giulio Turcato (Mantova 1912 – Roma 1995) completano questa retrospettiva composta da venti opere.

Biasutti & Biasutti

 

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